Varianti, regole e stato emergenza: cosa può cambiare. Verso nuova fase pandemia in Italia

Roma – Prosegue il calo della curva epidemiologica in Italia. In flessione ormai da tre settimane i contagi (dopo lo spaventoso picco tra fine dicembre e inizio gennaio): i casi sono ormai saldamente sotto la soglia dei 100mila giornalieri. Buone notizia anche sul fronte delle ospedalizzazioni. Sono diminuiti anche i nuovi ingressi, e di conseguenza il tasso di occupazione dei pazienti Covid-19 nelle terapie intensive è sceso dal 15% della settimana scorsa al 13%, mentre quello delle aree mediche non critiche è passato dal 28% al 26%. Anche i dati relativi ai decessi stanno iniziando a seguire la curva in flessione (anche se più lentamente e – come la pandemia ci ha insegnato – dopo il calo di contagi e ricoveri): in media, negli ultimi sette giorni ci sono 34o decessi al giorno, contro i 375 della settimana precedente. Numeri ancora alto, ma in discesa. Dopo lo stop all’obbligo di mascherina all’aperto da domani scatterà l’obbligo di super green pass sul lavoro per chi ha più di 50 anni. Sono ancora 1,4 milioni gli over 50 che non hanno ricevuto il vaccino, secondo i dati del report settimanale del commissario Francesco Figliuolo. Intanto il governo va verso lo stop allo stato di emergenza, in scadenza il 31 marzo. Ma cosa ci aspetta per i prossimi mesi?

Vaia: speriamo in primavera di rinascita

“Bisogna che i catastrofisti se ne facciano una ragione, questa Omicron è una variante benigna. Abbiamo vaccini e terapie, soprattutto i nuovi antivirali che dovranno essere messi presto a disposizione di tutti nelle farmacie. Dobbiamo godere di una primavera di rinascita“. Lo ha detto, parlando con l’AGI, Francesco Vaia, direttore dell’Inmi (Istitituto Nazionale Malattie Infettiva) Spallanzani di Roma, presente questa mattina all’Open Day dell’ospedale San Giovanni Addolorata per le donne in gravidanza e in allattamento. 

Il monito Ecdc

Ieri Andrea Ammon, direttrice del Centro europeo per le malattie Ecdc, ha spiegato: “La pandemia non è finita. È probabile che questo Covid-19 rimanga con noi. Non è detto che Omicron sia l’ultima variante che vediamo”. “Se ci sarà un cambiamento di approccio nelle misure saranno i paesi a deciderlo – ha aggiunto -.  Attualmente vediamo un’enorme differenza tra le situazioni dei paesi in Europa“, ha rilevato, ricordando che “abbiamo da 600 ai 1000 casi per 100mila abitanti, quindi le misure restrittive variano in base alla situazione epidemiologica e al livello di vaccinazione”. 

“Questo virus spesso ci ha sorpreso in questi 2 anni quindi dobbiamo stare molto attenti”

Proprio sull’allentamento delle restrizioni in alcuni paesi, Ammon spiega che “stiamo monitorando molto attentamente quello che succede soprattutto a livello di ospedalizzazione e terapie intensive”. In particolare delle mascherine, non più obbligatorie all’aperto in Italia dell’11 febbraio, la direttrice aggiunge che “se si vuole raggiungere una riduzione della contagiosità bisogna mantenerle nei luoghi dove non è facile mantenere le distanze, quindi al chiuso o dove ci sono assembramenti. La mascherina poi, secondo me, non è una misura così invasiva”.  E a proposito di cosa abbiamo imparato dalla pandemia la direttrice dell’
Ecdc spiega: “Abbiamo imparato molto ma non direi che sappiamo già tutto su questo virus. Spesso ci ha sorpreso in questi 2 anni quindi dobbiamo stare molto attenti. Dobbiamo intensificare la sorveglianza e migliorare il sequenziamento per individuare le varianti del virus il prima possibile”. 

Il rebus varianti

Per Vaia, Andrea Ammon, direttrice del Centro europeo per le malattie Ecdc, “non ha detto prepariamoci alla fine del mondo. E’ stata data forse un’interpretazione sbagliata. E’ normale si creino varianti del virus, non è detto siano più maligne, e noi abbiamo comunque gli strumenti per fronteggiarle: vaccini e terapie innovative”. ha aggiunto. “Oggi è un giorno di rinascita e vedere donne che stanno per partorire e bambini crea gioia, domani vedremo – dice Vaia presente questa mattina all’Open Day dell’ospedale San Giovanni Addolorata per le donne in gravidanza e in allattamento – . Non è il tempo di lanciare messaggi catastrofici ai cittadini. Le varianti non devono spaventare. Se sarà necessario faremo dosi di richiamo in autunno. Non arriviamo però a ‘vaccino e cappuccino’. Non c’è questa necessità”. “Inoltre, si stanno dimostrando efficaci gli antivirali. Ribadisco: gli antivirali devono essere dati a tutti nelle farmacie”, conclude. 

Novavax vaccino anti Covid: quando arriva e chi potrà farlo? E in Lombardia?

E arriva Novavax

A fine febbraio, precisamente il 24, è atteso l’arrivo in Italia di Novavax, il quinto vaccino approvato che potrebbe convincere i timorosi. Il vaccino anti-Covid dell’americana Novavax “è in arrivo, dovrebbe arrivare il 24 di questo mese e cominciare ad essere disponibile. E’ un vaccino proteico, come quelli antinfluenzali. Sarà una piccola integrazione. Noi abbiamo vaccinato prevalentemente con i due vaccini a mRna su cui non c’è da avere alcun dubbio rispetto al Dna e alle interferenze geniche, genetiche o perfino di fertilità. Questo vaccino dunque, per alcuni che sembrano preferirlo, sarà presto un’opzione per un milione o due di persone che volessero comunque vaccinarsi, perché è importante“. Così Nicola Magrini, direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), ospite di ‘Elisir’ su Rai Tre.  Quanto poi al vaccino della francese Valneva, ha aggiunto, “si tratta di un vaccino ancora più classico, inattivato, e forse anche più vecchio come tecnologia, che arriverà più avanti”. Negli scorsi giorni Novavax ha annunciato un’efficacia dell’80% per il suo vaccino contro il Covid-19 negli adolescenti di età compresa tra 12 e 17 anni e prevede di presentare questi dati alle autorità sanitarie di tutto il mondo ‘nel primo trimestre del 2022’. 

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