Sono in corso le ‘consultazioni’ di Giorgia Meloni con le opposizioni sulle riforme costituzionali, a cominciare dal presidenzialismo. Dopo aver partecipato alla cerimonia al Colle per il ‘Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo’, la premier è arrivata alla Camera per incontrare le delegazioni. Il confronto è iniziato verso le 12.40 con i rappresentanti del Movimento Cinque Stelle: capo delegazione il presidente Giuseppe Conte. Concluso l’incontro con i Cinque Stelle si è svolto il confronto con il Gruppo per le Autonomie e la Componente Minoranze Linguistiche, a seguire, dalle 15.15, quello con il Gruppo Azione-Italia Viva.
INCONTRO CON M5S – La posizione che avrebbe espresso il leader pentastellato Conte è no del M5S all’elezione diretta di presidente della Repubblica o presidente del Consiglio.
“Grazie per aver accettato questo invito. Il governo, come voi sapete, ha da sempre nel proprio programma l’idea che per mandato dovrà lavorare a una riforma istituzionale, sulla quale però credo sia importante a monte cercare un dialogo più ampio possibile con le forze parlamentari”. Così la premier Meloni, a quanto si apprende, durante l’incontro con la delegazione M5S.
“Credo che ci si renda tutti conto del fatto che il nostro sistema è caratterizzato da una fortissima instabilità, che paradossalmente nell’ultima fase, cioè con la fine della prima Repubblica è peggiorata”, le parole di Meloni, a quanto si apprende. “Abbiamo sempre avuto governi che duravano uno o due anni, la differenza tra la prima Repubblica e quello che è accaduto successivamente è che nella prima Repubblica la maggioranza restava sempre la stessa, nella seconda Repubblica al repentino cambio di governo coincideva spesso un repentino cambio di maggioranza”. “L’instabilità – avrebbe sottolineato la premier, a quanto viene riferito – è alla base di molti problemi che ha la nostra Nazione, perché indebolisce inevitabilmente i governi, li ostacola, e ci indebolisce a livello internazionale”.
“Il presidente Conte si rende conto, come me, del fatto che quando ci sono incontri internazionali gli interlocutori si pongono il problema di capire per quanto tempo tu sarai il loro interlocutore, cioè per quanto tempo sia utile ed efficace stringere rapporti e immaginare percorsi comuni. Anche perché ciò che accade da noi non accade in molte altre democrazie occidentali ed europee. Nel periodo di venti anni in cui noi abbiamo avuto svariati governi, la Francia col sistema semipresidenziale ha avuto quattro capi di governo, cioè quattro presidenti della Repubblica, e la Germania tre cancellieri”.
L’instabilità “fa sì che ci sia anche una maggiore difficoltà a immaginare strategie di lungo periodo. Più un governo ha un orizzonte breve, più tenderà a spendere in spesa corrente e a non fare investimenti di lungo periodo. Tutti sappiamo che gli investimenti hanno un moltiplicatore e la spesa corrente un altro”, le parole della premier. “Prima dell’avvento della pandemia che ha fatto saltare molti parametri, in vent’anni l’Italia è cresciuta molto meno di Francia e Germania. Quindi o crediamo che tutti i politici italiani sono meno bravi di quelli francesi o tedeschi, e io non lo credo, o c’è qualcosa che non funziona alla base del sistema”.
“Credo che il tema sia esattamente questo: l’instabilità non consente di avere una visione di lungo periodo, che è fondamentale per una strategia, soprattutto nel mondo globalizzato, ed è fondamentale per concentrare risorse sugli investimenti utili a quella strategia, cosa che una politica che ha poco tempo non può fare”.
“L’instabilità non consente di avere una visione di lungo periodo” e “questa è la ragione per la quale dobbiamo mettere le mani alle riforme istituzionali, lo dico anche rispetto a quanti dicono che questa non è una priorità: credo che invece questa sia la più potente riforma economica che possiamo realizzare”.
“L’altro elemento che tutti paghiamo è la disaffezione dei cittadini alla politica, al rapporto con le istituzioni, e penso non si possa negare che tale disaffezione sia anche figlia di una sensazione che a volte i cittadini hanno avuto, di un voto che veniva espresso e che però non veniva sempre adeguatamente considerato”, ha detto la premier, a quanto si apprende, durante l’incontro con la delegazione M5S guidata da Giuseppe Conte.
“Quando tu eleggi un partito, presumibilmente una coalizione, e un programma collegato, e ti ritrovi, ovviamente a norma della Costituzione, maggioranze sempre diverse da quelle che sono state votate, con programmi che a quel punto saltano, il vincolo tra rappresentante e rappresentato rischia di non essere più percepito, di venire meno, e credo che questo sia uno degli elementi che hanno allontanato i cittadini dalla partecipazione al voto”.
CONTE A MELONI: “NO A COLPI DI MAGGIORANZA” – No a colpi di maggioranza. Questa la raccomandazione di Giuseppe Conte alla premier Giorgia Meloni per il confronto sulle riforme. ”Abbiamo invitato il presidente Meloni – ha detto l’ex premier e presidente M5S al termine dell’incontro con il governo a Montecitorio – a mantenere un’interlocuzione perché a colpi di maggioranza un’ambizione di ridefinire in modo così rivoluzionario il quadro e l’assetto istituzionale del nostro Paese non è assolutamente raccomandabile”.
“Abbiamo condiviso una diagnosi su alcune criticità del nostro sistema, noi riconosciamo queste criticità a partire dal problema dell’instabilità degli esecutivi, siamo assolutamente consapevoli che questo è un problema che dovremmo risolvere, come quello di garantire al Parlamento un percorso più funzionale. Il tema è che non è venuta fuori una condivisione della soluzione”, ha riferito Conte. “Da parte nostra – ha aggiunto – siamo disponibili a un rafforzamento dei poteri del premier, ma in un quadro che si conservi equilibrato e che non mortifichi la funzione parlamentare”.
Poi, “abbiamo raccomandato di non coltivare l’ambizione di trapiantare modelli completamente diversi, sperando che poi possano funzionare, calati nel nostro contesto molto peculiare economico-sociale, politico ed istituzionale”, e ”ci siamo dichiarati disponibili, per quanto riguarda il metodo, ad un dialogo in una commissione parlamentare costituita ad hoc, che possa dedicarsi con continuità e costanza a questa prospettiva. E, anzi, raccomandiamo questo percorso”.
Inoltre, ”abbiamo detto al governo che ci sembra una assoluta contraddizione perseguire un progetto di autonomia regionale differenziata spinta che svuota le funzioni di governo a favore delle Regioni e poi rafforzare i poteri e le prerogative del governo centrale”, ha affermato il leader M5S. “Nel concreto – ha spiegato Conte – abbiamo dato undici proposte specifiche al governo, volte ad evitare cambi di casacca, a promuovere anche una maggiore partecipazione dei cittadini grazie al rafforzamento degli istituti referendari propositivi”.
UNTERBERGER: “CAPO DELLO STATO NON VA TOCCATO” – “Condividiamo in pieno l’obiettivo di dare più stabilità al sistema politico, siamo convinti che si debba trovare una soluzione, se questo debba avvenire con il premierato e la sfiducia costruttiva andrà verificato, si può discutere”, ha detto Juliane Unterberger, senatrice del gruppo per le Autonomie, al termine dell’incontro con la premier Meloni. “Noi siamo invece scettici sul presidenzialismo, il capo dello Stato non si deve toccare, abbiamo bisogno di una figura come quella di Mattarella”, ha concluso.