Ricordate quando il trionfante Luigi Di Maio, all’epoca vicepremier, tirò via il telo che copriva la clessidra illuminata da raggi laser con all’interno la “card n. 1” del Reddito di cittadinanza? Sembrava una scena da 007 con effetti speciali e frasi del tipo: “È stato un grande lavoro, ora altri studieranno la nostra misura, siamo orgogliosi e lo saranno gli italiani”. C’è proprio da andare orgogliosi, Di Maio e grillini! Giorni fa è stata scoperta una truffa per 170 milioni di euro in due anni di finti percettori per lo più italiani che avevano ville, barche e Ferrari. Ieri, la Procura di Milano ha disposto custodie cautelari per una banda di sedici romeni, che hanno presentato 9mila richieste false per un valore di 20 milioni di sussidi e un danno da 60 milioni di euro alle casse dello Stato. Ecco il Reddito della sinistra a cosa serve. Perché?
I pericolosi romeni si presentavano ai Caf con domande false di connazionali inesistenti o deceduti: a Milano in un solo edificio avrebbero abitato 518 romeni beneficiari, in un altro palazzo al Lorenteggio 212 e 3.800 romeni in solo undici vie. Nomi falsi, alcuni di deceduti, tutto inventato. In cambio di 10 euro a Isee, a quanto pare anche sotto minaccia, i loschi avrebbero corrotto gli addetti alle pratiche, ma è tutto ancora da chiarire. Il ministro del Lavoro dem Andrea Orlando ha reagito accusando: “Non credete, è tutta una manovra per squalificare la misura”. Ma la Procura di Milano parla di un’organizzazione di romeni e anche italiani con numeri che indicano l’ampiezza del sistema criminale. Le persone fermate hanno alle spalle condanne per furto, truffa, ricettazione e pare girassero video – ancora da decifrare – in cui alcuni dei fermati lanciano pacchi di banconote gonzi e felici. Matteo Salvini, quello degli escort gay romeni del suo spin doctor, ha subito messo in evidenza che le musiche di sottofondo sono “manele tzigane”.
Ci vuole poco a capire che è un depistaggio per indurre al colpevole.
Mi chiedo come facciano i 5 Stelle, il Pd e tutto il centrosinistra a pretendere la fiducia di fronte alla ramificazione così cancerosa nei gangli della società e del lavoro di un fenomeno criminale determinato dalla propria devastante politica immigratoria. Ed è solo la punta dell’iceberg. Lo scriviamo da anni che il criterio buonista sinistro, e cioè tutta la logica che Beppe Grillo in testa va sbandierando per cui i presunti “poveri” hanno diritto a un reddito come misura di civiltà, è solo un danno e una beffa. Gli annunci su sussidi e bonus a pioggia hanno l’effetto di chiamare in Italia le bande e i peggiori del mondo. Non i bisognosi, cari Grillo e Letta e tutti gli altri, ma i delinquenti. Perché si può dire così nettamente? Solo un poco di buono accetterebbe di prendere soldi senza svolgere alcun lavoro e avere alcun impegno. È il criterio che diventa corruttivo. Non è civiltà e non è amore. Non si può fare l’evangelico senza il Vangelo, signori post comunisti. E per questo chi vuole contrastare queste derive non può che dirsi “cristiano”.
Questi criteri assistenziali, senza nessun collegamento reale col lavoro, sono corruzione e con questa corruzione la sinistra alimenta un inganno planetario, che funziona da “voto di scambio”, mettendosi così alla guida di un gigantesco carnaio mondiale di derelitti pericolosi, di bande di trafficanti, di mafie e organizzazioni senza scrupoli. Qualcuno ancora mette in giro l’idiozia che sia finita l’emergenza? Siamo sotto un’enorme emergenza con tutta questa folla interplanetaria che vuole soldi in modo così pericoloso, che preme alle frontiere ovunque, sfortunati e perseguitati anche, ma mescolati a soggetti e organizzazioni pericolose. E chi paga? Solo un ceto sociale, e cioè gli italiani né ricchi né poveri, quelli che hanno sempre lavorato, pagato i contributi, i pensionati, i più visibili. Cioè, gli onesti.
I romeni sono stati accolti con tutta l’amicizia, la stima, la fiducia e hanno avuto ogni possibilità ripagata con questo scandalo. Per una concezione del lavoro ammalata di comunismo! Questo è il punto. Sono stata a vivere alcuni anni in Romania e da un decennio frequento le comunità dell’Est. In più Indro Montanelli mi spedì proprio a Bucarest pochi mesi prima della Rivoluzione del 1989 e ci sono tornata dopo, ho viaggiato, indagato, intervistato, capito i danni mostruosi che quel sistema ha prodotto dolorosamente. Tutto quello che si sta replicando qui in Italia, dove il lavoro è sparito, nessuno vuole più faticare, il nero dilaga e la corruzione è diventata normale. Risse, violenza, litigiosità e una devastante corsa “al denaro per il denaro”. Altro che parabole!
Mi spiegava un avvocato italiano che deve lavorare per 4.800 euro per avere, pagate tutte le tasse, lo stesso che un percettore del Reddito riceve sul conto stando a casa, oltre a tutti i bonus e vantaggi e i lavoretti in nero. E poi, questa sinistra italiana si vanta di essere la forza politica contro gli evasori fiscali, mentre pratica tasse come i banditi estorcono? Siamo preoccupatissimi. Quelli che non sono andati a votare temono l’invasione barbarica da ogni dove di sfruttatori, buoni a nulla, ricattati da mafie, che arrivano già sul nostro territorio inseriti nei circuiti delle tratte, dei traffici, dello sfruttamento. Lo dimostrano anche i pochi stranieri che lavorano nei campi o negli altri settori come schiavi per pochi euro. I sindacati non possono trincerarsi dietro agli assalti “fascisti” per coprire il caporalato che imperversa contro cui combattono prefetture e procure.
Lo abbiamo detto e ridetto, il Reddito di cittadinanza non funziona se non serve per la formazione e l’occupazione volenterosa, onesta e qualificata. E invece sbarcano ogni giorno dai confini della terra e della civiltà, mentre vengono urlati i miliardi in arrivo del Pnrr. Mi dicevano le polizie romene già nel 2008 “come farete a gestire questa violenza”. Perché questa devianza si traduce in violenza. L’ho scritto ai tempi di Mafia Capitale, la precedente maxi stangata, sostenendo come faccio oggi che c’è un solo modo per aiutare gli ultimi. Lo dimostra la storia. Prima del lavoro viene la formazione, perché un incompetente è pigro, svogliato, inutile, incapace e dannoso. È inutile annunciare che al primo rifiuto l’assegno scenderà e al secondo sarà tolto. Con centri dell’impego e 14mila tutor che hanno trovato così poche proposte che sono costate l’assurdo di 400mila euro l’una. Non può un uomo di finanza come Mario Draghi non capire questo. E sbaglia quella destra che di contro sbraita “abolire”, finendo per legittimare il falso buonismo avversario. Il criterio è quello spiegato da Riccardo Muti, che nel mondo è qualcuno.
Ha ben detto e in latino: Intrent securi qui quaerunt vivere puri. Cioè, “entrino sicuri coloro che intendono vivere onestamente”. Sbagliano quelli che fanno le risatine sull’ipotesi di Riccardo Muti al Quirinale, perché forse non c’è un altro salvataggio, ossia il mondo di fronte all’Italia della cultura, dell’impegno, del talento, il nostro Pil, con l’unico ancora credibile! Sapete cosa accadrebbe se mettessimo giovani, italiani, stranieri di fronte ai sostegni solo per la formazione e il lavoro? Che se ne andrebbero via tutti i nullafacenti, sparirebbero in un soffio banditi e parassiti. Mi disse un vecchio Rom a Calarasi, cittadina al sud della Romania: “Ceaucescu faceva entrare nelle case i soldati coi fucili spianati per portare la gente a scuola. Così ho fatto il liceo e ho mandato i miei nipoti in Italia con la speranza”. Ho promesso a questo piccolo umile zingaro, che mi ha parlato di storia in verità, che avrei aiutato i suoi nipoti a diventare onesti, preparati, studiare e – se possibile – laurearsi. Non voglio sbagliare.