Il Mediterraneo è surriscaldato, rischio di uragani secondo Istituto CNRS

Il Mediterraneo è surriscaldato, rischio di uragani secondo Istituto CNRS

 

Fare i bagni in mare è particolarmente favorevole ai freddolosi quest’estate sulle coste del Mediterraneo. Infatti, la temperatura dell’acqua è di 5°C più alta del normale per la stagione, e si aggira intorno ai 30°C su tutta la parte occidentale del bacino.

 

C’è una situazione eccezionale associata alla concomitanza di due fattori, e lo spiegano lo staff del CNRS, sezione francese distaccata presso l’Istituto austriaco di scienza e tecnologia. Stiamo vivendo un’estate particolarmente calda e secca su buona parte dell’Europa, ed in particolare nel Mediterraneo centrale e occidentale. Al caldo eccezionale si unisce una quasi totale assenza di vento. Non ci sono state particolari turbolenze per tutta l’Estate. Il mare calmo accumula calore.

 

La novità, e non poco rilevante, è che le acque superficiali hanno cominciato a riscaldarsi a maggio già notevolmente, ed il calore si è propagato molto in profondità. E questo processo continuerà, in quanto sta iniziando una nuova ondata di calore.

 

Il CNRS sottolinea come le ondate di calore marine subiscano un’inerzia molto più forte delle ondate di calore terrestri; quindi, durano molto più a lungo d quelle dell’aria. Pertanto, anche alla luce delle previsioni climatiche, non c’è motivo di prospettare una riduzione della temperatura marina prima della fine dell’estate.

 

È una situazione che potrebbe avere conseguenze per il clima di inizio autunno. Quando le temperature nell’atmosfera diventeranno un po’ più basse, l’aria calda e umida che ristagna sulla superficie dell’acqua salirà nell’atmosfera, essendo l’aria calda più leggera dell’aria fredda.

 

Questo fenomeno produce instabilità atmosferica e favorisce la formazione di nuvole, quindi forti temporali marittimi. Quanto descritto è un fenomeno meteorologico abbastanza classico alla fine dell’estate nel Mediterraneo centro occidentale.

 

Si possono formare nuclei nuvolosi isolati dalle correnti principali dell’atmosfera, e generare piccole tempeste nel Mediterraneo. La media indica che se ne forma una decina all’anno, sempre secondo il CNRS. Ma con l’acqua così calda come lo è in questo 2022, più probabile sarà che questo tipo di episodio meteo divenga sia violento.

 

In casi molto rari si possono formare i Medicane, noti come TLC, ovvero, l’uragano mediterraneo che, nel suo comportamento, può essere paragonato agli uragani tropicali, con una differenza che non hanno la medesima intensità di quelli dei Tropici. Inoltre, i Medicane possono avere il loro nucleo sia caldo che freddo. A spiegare questo è la dottoressa Caroline Jane Muller del CNRS austriaco.

 

La dottoressa continua, attualmente è prematuro prevedere se avremo Medicane. Ma il rischio è molto alto quest’anno. Perché dal punto di vista fisico l’energia di queste tempeste è legata all’evaporazione sulla superficie del mare: più l’acqua è calda, maggiore è questa energia. Si possono quindi già prevedere, se non Medicane, episodi piovosi particolarmente pericolosi, ovvero alluvioni.

 

Il CNRS continua a voce della dottoressa Caroline Jane Muller: fortunatamente abbiamo gli strumenti per prevedere tali eventi sino a quindici giorni di anticipo. Ma c’è una tema importante nell’integrare questo potenziale pericolo, in quanto sta diventando più marcato con il cambiamento climatico.

 

Le proiezioni dell’IPCC, il gruppo internazionale di esperti di clima, prevede che le ondate di calore diventeranno più frequenti e intense entro il 2050. Aumenteranno di durata e l’acqua si riscalderà continuamente da giugno a settembre. Non possiamo ostacolare la formazione di tempeste o Medicane nel Mediterraneo, indica la dottoressa, ma possiamo cominciare ad adattarci alla loro presenza regolare modificando e mettendo in sicurezza le nostre infrastrutture.

 

Siamo agli albori di un meteo che diventerà sempre più estremo.