Il ministero della Giustizia, con la gestione di Marta Cartabia, diventa sempre più…”rosa”. Repubblica ha scoperto che sarà una donna – l’attuale presidente del tribunale di Viterbo Maria Rosaria Covelli – ad assumere il delicato incarico di capo degli ispettori, i magistrati che indagano sui loro colleghi sospettati di essere inadempienti nel lavoro oppure per un possibile illecito. E sul suo tavolo, non appena s’insedierà, c’è già il primo dossier caldo, quello della dozzina di giornalisti intercettati dal Servizio centrale operativo della polizia su delega della procura di Trapani. Telefonate con tanto di fonti rivelate e per giunta anche depositate. In particolare quelle della collega Nancy Porsia, esperta di Libia, le cui conversazioni sono state registrate per sei mesi e sono finite negli atti.
Inchiesta sulle Ong e giornalisti intercettati: la procura di Trapani promette di distruggere quelle irrilevanti
di
Liana Milella
05 Aprile 2021
Al vertice dell’ispettorato arriva dunque Covelli, classe 1957, nella vita moglie del costituzionalista Beniamino Caravita di Toritto. Prima di diventare, dall’ottobre del 2016, presidente del tribunale di Viterbo, anche in questo caso affidato per la prima volta a una donna, Covelli era stata presidente di una sezione civile del tribunale di Roma. Le cronache registrano suoi interventi nei congressi di Magistratura indipendente, la corrente più conservatrice delle toghe.
Non è la prima volta che viene scelta una giudice come capo dell’ispettorato. L’ex Guardasigilli Andrea Orlando, appena nominato ministro nel 2014, aveva optato per l’ex pm di Roma Betta Cesqui, poi divenuta suo capo di gabinetto nel 2017 e che ora ricopre lo stesso incarico al ministero del Lavoro. Invece il posto di capo degli ispettori, con l’ex ministro Alfonso Bonafede, era rimasto scoperto dopo le dimissioni, nel dicembre del 2019, di Andrea Nocera, finito sotto inchiesta per corruzione a Napoli.
Covelli è la seconda magistrata – per scelta di Cartabia – ad assumere un incarico importante in via Arenula. Prima di lei la ministra aveva già indicato Franca Mangano, presidente della sezione famiglie e minori della Corte d’appello di Roma, come nuovo capo dell’ufficio legislativo. Un ruolo strategico importante in vista dei prossimi emendamenti sulle riforme del processo penale, civile e dell’ordinamento giudiziario. Quest’ultima una toga “rossa” di Magistratura democratica, nonché moglie del giudice della Cassazione Giorgio Fidelbo. Tra i suoi vice, già confermata da Cartabia, Maria Concetta, detta Ketty, Lo Curto, ex giudice penale a Milano. Mentre Cartabia, come secondo vice, ha nominato l’avvocato e giurista milanese Filippo Danovi. Aprendo via Arenula all’Avvocatura, come vedremo anche per l’ufficio di gabinetto.
Ma le donne – che oggi rappresentano più della metà della magistratura – ricoprono complessivamente molti ruoli di vertice al ministero della Giustizia. Ecco, a capo del dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, Barbara Fabbrini, nota per le sue elaborazioni statistiche. Gemma Tuccillo è il capo dipartimento della giustizia minorile e di comunità, e tra i suoi direttori generali c’è Lucia Castellano, l’ex direttore del carcere di Bollate, che segue il settore dell’esecuzione penale esterna (cioè tutti coloro che, una volta condannati, scontano la pena ma non in cella). Maria Casola è il capo dipartimento degli Affari di giustizia.
Toghe al maschile invece come capo di gabinetto e come capo delle carceri e per i vice. Cartabia ha già confermato nel primo incarico Raffaele Piccirillo. Anche in questo caso ha scelto un avvocato come vice, Nicola Selvaggi. Mentre il secondo è Guido Romano, giudice del tribunale di Roma, specializzato in materia d’impresa. Al vertice delle carceri c’è l’ex procuratore generale di Reggio Calabria Dino Petralia e il suo vice è Roberto Tartaglia, ex pm a Palermo. Questi ultimo incarichi, nel giro di un mese, dovranno essere confermati.