Cosmo libera i corpi – Giovanni Ansaldo

Cosmo libera i corpi – Giovanni Ansaldo

Ballare, purtroppo, è sempre meno un’esperienza collettiva. Lo faceva notare già una decina di anni fa il filosofo Mark Fisher, che aveva già capito come sarebbe andata a finire: abbiamo sempre il telefono in mano, siamo costantemente raggiungibili, pronti a rispondere alle email o ai messaggi di Whatsapp.

Anche quando ci divertiamo, siamo sempre iperconnessi, facciamo fatica a isolarci, a concederci del tempo per il divertimento puro. Fisher partiva da un esempio illuminante nella sua semplicità: Telephone di Lady Gaga, un brano nella quale la cantante chiede al suo fidanzato di smettere di chiamarla e di mandarle messaggi mentre è in discoteca, perché vorrebbe semplicemente godersi la serata. E in un certo senso è la stessa che sta facendo Cosmo durante il suo concerto del 5 maggio al Largo Venue di Roma. Verso la fine dell’esibizione, poco prima delle 23, mentre canta L’ultima festa, improvvisamente l’artista di Ivrea chiede al pubblico di abbassare tutti i telefoni. “I cellulari stanno succhiando energia ai corpi”, dice. E le persone, a sorpresa, lo ascoltano. Li mettono giù e fanno una cosa sola ed essenziale: ballano. Senza interferenze esterne.

Del resto sono anni che Cosmo si batte per liberare il ballo dalla catene delle istituzioni e della tecnologia. Lo fa da antagonista, ma senza disdegnare il mondo del pop, anzi. Lui lo considera quasi un atto politico, una forma di protesta. Il cantante di Ivrea l’ha ribadito in tutto i modi possibili: nelle sue canzoni, anzitutto, in particolare a partire dal secondo album L’ultima festa, ma ne ha fatto addirittura un manifesto ideologico nel suo lavoro più recente, La terza estate dell’amore, uscito nel maggio 2021, quando ancora non ci eravamo scrollati di dosso gli strascichi del lockdown. E non si è fermato lì: nel novembre 2021, approfittando delle prime riaperture, ha lanciato un tour chiamato Blitz, inizialmente pensato per sei o sette date in tutta Italia. È riuscito a farne solo una, all’Alcatraz di Milano, prima che un nuovo picco dei contagi spingesse il governo a vietare di nuovo i concerti nel paese.

A più di tre anni di distanza dall’inizio della pandemia, il Blitz di Cosmo è ripartito. E lui ha deciso di portarlo nei posti piccoli, nei club, proprio i luoghi più penalizzati a partire dalla pandemia, che hanno fatto più fatica degli altri a ripartire, soprattutto in provincia. Forse anche per questo Cosmo ha deciso di non limitarsi a Roma, Bologna e Milano, ma ha toccato e toccherà posti come Catania, Perugia e Molfetta, in provincia di Bari (le date sono in programma fino a fine maggio). “Abbiamo scelto locali piccoli perché avevamo voglia di cambiare un po’. E mi sta piacendo un casino, volevo il contatto diretto con il pubblico”, ha raccontato Cosmo nel giardino del Largo poche ore prima del concerto. E ha aggiunto: “Mi piacciono di più gli spettacoli al chiuso: il suono non si disperde, è quasi asfissiante, le luci sono completamente sotto il nostro controllo, il fumo non se ne va via con il primo alito vento. Diventa tutto più surreale, più intenso. Il nostro spettacolo dentro i club è sicuramente più potente”.

Il nuovo Blitz di Cosmo è costruito su una scaletta un po’ diversa da quelle della date estive. Non mancano classici del suo repertorio come Le voci, Quando ho incontrato te e Sei la mia città, ma ci sono anche pezzi degli esordi come Le cose più rare, scelto come apertura, e brani che non suonava dal vivo da tanto tempo come L’altro mondo. Alcuni sono presentati con arrangiamenti inediti. Tutto è inserito all’interno di un flusso sonoro unico, come succedeva già nei mesi scorsi, che ricorda certe atmosfere del movimento post rave di fine anni novanta. Una delle cose più sorprendenti è l’orario d’inizio, le 21.05, una puntualità alla quale il pubblico romano è poco abituato. E infatti una bella fetta di pubblico si perde l’inizio.

Il concerto è energico, anche grazie alle incursioni di Pan Dan, altra artista che ruota attorno al collettivo Ivreatronic. Lei si occupa delle seconde voci e fa da guastatrice, come quando nella spassosa Tristan Zarra (un brano dedicato “alla pizza e alla polizia”, come lo introduce Cosmo) si veste da poliziotta e lancia cartoni di pizza al pubblico. A un certo punto entrambi si tolgono la maglietta: Cosmo mostra un fisico da atleta e lei copre i capezzoli con due stelline, prendendosi la scena quando canta Kamasutra, un brano di Paola e Chiara che Cosmo ha riarrangiato per il nuovo disco delle sorelle Iezzi in uscita il 12 maggio.

Ma la sessualizzazione della musica che Cosmo e Pan Dan mettono in scena non è una facile trovata per fare scalpore. È, come fa capire anche l’esecuzione di Animale, anch’essa un atto politico, una gioiosa sfida allo stato delle cose. Lo capisci anche parlando con lui, perché la politica ritorna sempre. “Le cose non vanno bene in Italia. Chi vive il divertimento al di fuori dei circuiti commerciali è penalizzato. Era già successo durante la pandemia, ma il decreto contro i rave del governo Meloni ha dato a questa parte della società civile un’altra fucilata. In realtà quella legge è stata così feroce che in un certo senso ha fatto del bene, dando il via alla nascita di un movimento come Smash repression, che organizza feste libere per i centri delle città in segno di protesta. Spero solo che questo movimento antagonista riesca a uscire dal suo circuito elitario, e arrivare a un pubblico ancora più ampio, a contaminare altre realtà. È quello che provo a fare io, rompere gli argentina”, ha spiegato Cosmo sistemandosi la frangetta corta e i capelli leggermente più lunghi dietro, accesi da meches bionde.

C’è un pezzo che meglio di altri spiega quello che sta cercando di fare il cantante di Ivrea. S’intitola La verità ed è uscito l’11 novembre, proprio nel periodo in cui i mezzi d’informazione erano dominato dal dibattito sui rave che ha portato alla legge approvata poi a fine dicembre. C’è un passaggio di quel brano che affronta la questione in modo esplicito: “Benvenuti allo zoo, dimenticatevi il decoro, dimenticatevi il lavoro, qui non si produce niente, qui non serviamo a niente di niente”. Come ha spiegato lui: “La verità è la rivendicazione di uno spazio autonomo e del diritto allo stare insieme. Oggi o il tuo divertimento è regolamentato e produce in qualche modo del profitto oppure non deve esistere, e questo è tremendo. Per questo l’associazionismo è importante, perché esiste al di fuori della logica del profitto. Per questo i rave vanno protetti, perché sono eventi organizzati da persone che si ritrovano in posti sperduti per divertirsi, senza dar fastidio a nessuno. Questo governo apparentemente sembra amante delle regole, ma in realtà non fa altro che mandare avanti una campagna elettorale permanente, è pericoloso”.

Sono i pezzi più famosi del repertorio a far cantare di più il pubblico del Largo Venue, ma uno dei momenti migliori dal punto di vista musicale è Vele al vento, estratta dalla Terza estate dell’amore, una cavalcata di elettronica psichedelica che omaggia Battisti nella parte vocale e si dimostra ancora una volta uno dei vertici del repertorio di Cosmo. C’è un altro brano suonato il 5 maggio a Roma che somiglia alla Verità e ribadisce quel tipo di messaggio. S’intitola Io ballo e dice: “Io ballo / E se questo è un gioco, è il gioco più importante del mondo / Perché il sacro, la magia, i rituali, le celebrazioni collettive non le sostituiremo mai con il lavoro, la carriera, il successo, la sicurezza, l’igiene”. In quel brano, per l’occasione, Cosmo inserisce un campionamento di Born slippy degli Underworld, colonna sonora del film di culto degli anni novanta Trainspotting. Quel brano, nonostante il beat techno e il testo cupo scritto dal vocalist Karl Hyde per descrivere come un ubriaco vede “il mondo a pezzi”, è diventato suo malgrado un inno pop generazionale. E una canzone che, a distanza di anni, spinge le persone a fare una cosa tanto semplice quanto rivoluzionaria: ballare.