così si racconta Michelangelo Pistoletto

così si racconta Michelangelo Pistoletto

«Ormai il novantesimo anno è andato. Quando si compie gli anni si arriva a un numero che non c’è più. Allora si dice ottantanove più uno». Così Michelangelo Pistoletto commenta ironicamente le novanta candeline spente il 25 giugno, dimostrandosi ancora una volta “più avanti” degli altri. Color and Light, the latest works è il titolo della mostra a lui dedicata che ha aperto il 23 giugno nella sede romana di Galleria Continua all’interno dell’hotel St. Regis. Questa esposizione costituisce la quarta tappa di un progetto internazionale che coinvolge tutte le otto sedi di Galleria Continua nell’arco del 2023. L’intenzione è quella di rendere omaggio ad un grande Maestro dell’arte contemporanea, ripercorrendo le fasi salienti della sua lunga carriera. Il primo appuntamento è stato il 23 maggio a San Gimignano con un focus a proposito dei celebri Quadri specchianti, poi il progetto è proseguito e proseguirà con altre mostre a Cuba, Les Moulins, Parigi, San Paolo, Pechino e Dubai.

Nello spazio del prestigioso hotel romano sono esposte undici nuove opere della serie Color and Light, iniziata nel 2014 come prosecuzione dei concetti sviluppati nel 2007 in Black and Light. Le opere in mostra consistono perlopiù in frammenti di specchi intenzionalmente rotti dall’artista, alternati da ampie campiture di juta colorata che restituiscono un’interpretazione del mondo e della società del tutto personale. Pistoletto le spiega così: «È un lavoro di specchi rotti, ma in maniera ordinata. In uno specchio sono compresi i disegni prodotti dalle rotture dello specchio stesso e questi disegni formano un puzzle. Il grande specchio è rotto e ogni pezzo assume una propria individualità. La figura universale dello specchio si divide e moltiplica con la rottura e il taglio, divenendo un innumerevole quantità di figure singole. Ogni frammento di specchio può essere considerato come una persona che è parte del grande specchio, cioè della società. La società è come un grande specchio».

Color and Light: the latest works 2023 Vedute della mostra. Galleria Continua St Regis Roma 2023
Exhibition views Galleria Continua St Regis Roma. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photo: Giorgio Benni Color and Light: the latest works 2023 Vedute della mostra. Galleria Continua St Regis Roma 2023
Exhibition views Galleria Continua St Regis Roma. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photo: Giorgio Benni

Facciamo un passo indietro e partiamo dai suoi esordi. Mi soffermerei in particolare sull’autoritratto allo specchio che le ha consentito sia di studiare la sua identità, sia il suo rapporto con la realtà. Oggi, a distanza di tutto quel tempo, è cambiato qualcosa nel suo modo di rapportarsi con il mondo?

I Quadri specchianti sono stati la chiave di “svolta” che mi ha portato a guardare il mondo e a riprodurlo nella sua interezza, senza limite. Lo specchio ritrae oggettivamente e illimitatamente la fenomenologia dell’esistente. In sostanza, lo specchio mi ha permesso di comprendere che non vi è nulla di fisso, di unico e assoluto: esiste solo una uni versale relatività. Tutto è relativo, in quanto tutti gli elementi si combinano tra loro creando nuovi elementi che a loro volta si combinano con altri elementi e così via.

E questo a cosa ha portato?
Con la mia ricerca, condotta gradualmente, sono giunto alla divisione e moltiplicazione dello specchio che mi ha permesso di riconoscere l’origine dell’universo e di identificare il fenomeno del Big Bang iniziale. Sono arrivato a comprendere che all’inizio l’universo esplodeva nell’incontro bipolare di due elementi, sprigionando così tutte le dualità possibili. Da quella bipolarità primaria tutti gli elementi differenti hanno trovato modo di ripetere la stessa operazione: unirsi per creare qualcosa che non esisteva. Così si è creato ogni particolare dell’universo. Questo è quanto ho potuto vedere attraverso il quadro specchiante, cioè che non esiste niente di fisso, niente di unico, assoluto e statico; mentre invece tutto accade attraverso la connessione tra elementi diversi e opposti.

Michelangelo Pistoletto. Color and Light. Photo by Lorenzo Fiaschi.

In passato gli artisti erano molto più inclini a riunirsi in gruppi, vuoi spontaneamente, vuoi incoraggiati dall’iniziativa dei critici d’arte. Lei ha avuto il privilegio di essere tra gli esponenti più autorevoli dell’Arte Povera. Oggi questa tendenza sembra aver lasciato posto sempre più all’individualità. A cosa pensa sia dovuto?

Per rispondere a questa domanda parto dall’Impressionismo di fine ‘800, cioè da quando sono nate le diverse correnti, come il Cubismo, il Surrealismo o l’Espressionismo. All’inizio degli anni ’50 gli artisti sono arrivati, con l’Astrattismo, a maturare un’espressione talmente individuale da far sì che ogni opera si tramutasse in un marchio personale escludendo ogni riferimento che fosse politico, religioso o economico. In quegli anni gli artisti hanno assunto un’autonomia che l’arte non aveva mai raggiunto in precedenza. Io sono partito proprio da quell’autonomia, ma non ho mai voluto tracciare un nuovo segno, perché sarebbe stato frutto arbitrario della mia volontà e non la scoperta della mia identità. Volevo sapere veramente chi ero, cosa ero e perché ero. Di fatto mi sono limitato a posizionarmi davanti allo specchio per identificarmi – secondo un concetto di figurazione e non di astrazione – per vedermi esistere. Nella storia dell’arte un’identificazione di questo tipo si chiama “autoritratto”. La tela del quadro è diventata via via sempre più specchiante fino a incorporare me stesso e il mondo nel suo riflesso. Nei Quadri specchianti non c’è niente di mio, non c’è nessuna mia emozione, nessuna mia denuncia, ma c’è la fenomenologia dell’esistente.

Color and light 2023 Dittico. Juta, specchio, legno dorato 120 x 180 cm 2023. dyptich juta, mirror, gilded wood 120 x 180 cm 47.24 x 70.86 in Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photo: Giorgio Benni

E a proposito di Arte Povera…

Dunque, vi domanderete cos’è l’Arte Povera. “Povero” significa essenziale, radicale, così come radicale è il rapporto tra il seme e la terra: piantando un seme nella terra, il seme si spacca e germoglia. Per me l’Arte Povera è questo: la fenomenologia dell’essere, come nel Quadro specchiante. Noi artisti abbiamo la capacità di capire, vedere e intellettualizzare il fenomeno del germoglio. L’arte non è la natura, ma l’idea della natura. L’idea della natura fatta ad arte si può chiamare Arte Povera, poiché l’artista produce opere essenziali quanto la natura nel suo generarsi.

Cos’è successo dopo?

Con il tempo, dopo l’Arte Povera, è venuto meno il bisogno di identificare l’arte nella sua totale profondità, ma è rimasta comunque la necessità di mantenere la massima libertà. Oggi la possibilità di creare si è estesa in tutte le scuole, in tutte le accademie, non ci sono più luoghi di ricerca specifica, ognuno può ricercare la propria identità ovunque. Ora, però, bisogna sviluppare, oltre alla propria creazione individuale, una creazione condivisa dall’intera comunità. Adesso l’arte è cosa che tutti possiamo fare per creare nuova società. È lì che nasce la grande partita della sopravvivenza. L’arte è il grande gioco della vita.

Veniamo alla serie di opere esposte a Roma che s’intitola Color and Light. Mi sembra di capire che lei abbia una visione “a colori” della società contemporanea, nonostante le tragedie che la affliggono, prima tra tutte la guerra, per esempio. In generale, qual è la sua visione della società contemporanea?

La società in cui viviamo ha portato al culmine la capacità di creare un mondo artificiale che ora sta assumendo le stesse dimensioni del mondo naturale. Questa creazione ci ha condotti a esiti meravigliosi che spaziano dalla moderna medicina alla tecnologia più avanzata, sfruttando la natura stessa fino alla produzione dell’energia, che muove ogni mezzo, ricavata dai fossili. Il problema è che così facendo abbiamo procurato alla Terra un degrado tale da compromettere la nostra stessa sopravvivenza sul pianeta. Inoltre, il potere distruttivo raggiunto ricade sull’umanità anche negli ambiti sociali, spirituali, culturali, politici ed è pronto a far esplodere l’umanità intera in qualsiasi momento. Siamo arrivati al culmine di situazioni che richiedono una consapevolezza e responsabilità dell’intero genere umano per la sua sopravvivenza.

Secondo lei la politica ne è responsabile?

La politica per come è strutturata oggi – un concentrato di egocentrismo camuffato da ideologia – non porta di certo ad una soluzione in questo senso.

L’arte può intervenire, può contribuire a cambiare la situazione?

L’arte non è più soltanto atto individuale. Per cambiare questa situazione, essa deve esercitare la creazione come fenomeno che agisce nei rapporti interindividuali. Perciò ho pensato a un simbolo che permetta di utilizzare la creazione con consapevolezza e metodo. Il gioco del calcio, per esempio, non potrebbe esistere senza delle regole che permettano all’avvenimento dell’incontro di svilupparsi pienamente. Quindi, si sono stabilite delle regole che portano alla messa in gioco di un pallone, non della vita umana. Le guerre di oggi sono partite che, anziché il pallone del calcio, usano come posta in gioco la vita umana. Masse di persone vengono uccise perché la partita possa proseguire. Non si deve più pensare alla guerra preventiva come metodo, ma alla Pace Preventiva che sostituisce la guerra. Ormai siamo arrivati al culmine di questa guerra preventiva creata da Bush e da Blair contro l’Iraq. Si è fatta la guerra in nome della democrazia, quando in realtà si trattava di consumismo. Di fatto, il sistema consumistico ha preso il posto della democrazia. Ora la guerra prosegue e il rischio della distruzione totale cresce.

Le mostre organizzate da Galleria Continua quest’anno hanno lo scopo di celebrare la sua persona, la sua carriera e la vostra collaborazione professionale. Recentemente ha soffiato novanta candeline, un bel traguardo. In questo lungo viaggio di vita, cosa lascerebbe in valigia e di cosa si disferebbe volentieri?

Non c’è nulla nel modo più totale che lascerei indietro, perché senza un continuo comporsi di fatti non avrei potuto sviluppare tutto ciò che poi ho effettivamente sviluppato. Anche avvenimenti che possono essere ritenuti spiacevoli, negativi o difficili hanno richiamato una soluzione, quindi ben vengano anche le difficoltà. Vado fiero di tutto ciò che ho fatto nella mia vita, non per vantarmene, ma solo per dire che non ho rimpianti né recriminazioni.