c’è (ancora) posta per noi?- Corriere.it

c’è (ancora) posta per noi?- Corriere.it

di Roberta Scorranese

Apollinaire trov moglie cos, Buzzati fu corteggiato. La prima missiva via aereo part con un volo da Torino a Roma nel 1917: a 160 anni dalla nascita del servizio di recapito in Italia molte cose sono cambiate. Altre no

Non ci scriviamo pi lettere o cartoline, vero. Cos come vero che ci si lascia per un niente, per una bella Noemi che passa. Ma, se ci pensate, scrivere lettere e amare sono un esercizio simile, che richiede soprattutto una cosa: tempo. Ci vuole tempo per trovare la carta da lettera, cos come ci vuole tempo per far sedimentare un rancore. Tempo e mano ferma per esprimere un concetto, tempo e carattere fermo per restare dentro un matrimonio. Il tempo dell’attesa di una lettera, senza risposte immediate e spunte blu sul telefono. Tempo di lettura, tempo di riflessione, tempo per arrivare alla buca delle lettere pi vicina. Come il tempo del perdono, del passaggio di una crisi. anche per questo che non ci scriviamo pi? Perch amiamo in modo differente?

IL PRIMO FRANCOBOLLO FU MESSO IN CIRCOLAZIONE NEL 1862: ERA IL 10 CENTESIMI CON L’EFFIGIE DI VITTORIO EMANUELE II

Nell’anno in cui Poste Italiane compie 160 anni, la trappola della nostalgia insidiosa, ma non ce n’ bisogno. Scrivere a mano ormai prerogativa di pochissimi, una lettera dattiloscritta non esiste (quasi) pi e una composta al computer fa tristezza. La verit che non abbiamo mai scritto tanto in nessun periodo storico (pensiamo alla mole quotidiana di email, messaggini, post, didascalie di Instagram e tut) ma in un’altra scrittura. E quella “in bianco e nero”, testimoniata da queste foto, entrata nel repertorio dolceamaro del vintage. Eppure, come testimonia quella caverna magica che l’archivio storico del Corriere della Sera, una parte della nostra vita cresciuta con le lettere e con le poste italiane.

Torino-Roma e ritorno: in volo

Che vita sarebbe stata la nostra senza il tenente Mario de Bernardi, pilota dell’Aeronautica che il 17 maggio del 1917 trasport il primo documento di posta aerea? Quel giorno le poste italiane misero in vendita l’espresso da 25 centesimi di colore rosa, con la sovrascrittura Esperimento di posta aerea Torino-Roma Roma-Torino. Quello che, invece, viene considerato il primo francobollo italiano, dopo l’avvenuta unit d’Italia nel 1861, fu messo in circolazione il 24 febbraio 1862: era il 10 centesimi bistro con l’effigie di Vittorio Emanuele II. E ci si scriveva tanto. Nel 1959 un articolo pubblicato sul quotidiano di via Solferino ci informa che a Milano e in provincia si spendono circa settanta milioni al giorno in francobolli: settanta milioni per lettere, cartoline, biglietti postali, espressi e francobolli-pacchi.

Trovar marito grazie al postino

Per lettera si trovava marito. E anche moglie: basti pensare che l’artigliere-poeta Guillaume Apollinaire mand una cartolina a una ragazza conosciuta quattro mesi prima in treno. Fidanzamento e matrimonio vennero stabiliti per lettera. Il poeta Paul Celan e la moglie, la pittrice Gisle Lestrange, si scambiarono ininterrottamente lettere per vent’anni. Rosellina Archinto, editrice che con il marchio che porta il suo nome ha pubblicato le pi famose corrispondenze di scrittori e artisti, ricorda quanto era noioso Mahler nelle lettere inviate alla moglie: Parlava solo delle sue emorroidi!. Eppure, ci scrivevamo. Tanto. Sempre sul Corriere della Sera, Dino Buzzati racconta di una giovane ammiratrice che, dopo avergli scritto, va a trovarlo al giornale, lasciandolo ammutolito per la sua bellezza. A quell’incontro non ci sar alcun seguito: potere dell’inchiostro. Illusione, forse.

Addii e promesse portate da un francobollo

A un francobollo abbiamo affidato affari di famiglia, addii, riconciliazioni, dichiarazioni. E che francobolli. Le poste hanno commemorato l’arte, la letteratura, la ricerca. Il francobollo pi bizzarro? Quello da duecento lire emesso da San Marino in occasione dell’Anno del Reumatismo. E gli archivi ci restituiscono anche burle, beffe, lazzi: una volta un pittore beff le poste americane stampando un francobollo che riproduceva un suo quadro. che dedicavamo tanto tempo. A scrivere, come a cercare la carta giusta o il francobollo bizzarro. C’ un fotografo famoso, Franco Fontana, oggi 88enne, che ancora si diverte a inviare cartoline con i francobolli pi originali. E ai giornali si scrive ancora, eccome: sul Corriere, Gian Giacomo Schiavi ha di recente raccontato la storia del lettore che ha inviato duemila lettere (una al giorno) in duemila buste e altrettanti francobolli con regolare timbro postale, scrittura a mano, grafia incerta e un po’ elementare.

Il galateo delle missive e i ripensamenti

Scrivere a mano fa pensare meglio, attiva aree importanti del cervello: lo dicono gli specialisti in neurologia, ma lo dice anche il galateo. Una lettera in busta tradizionale ma scritta al computer inguardabile. Era il 2000 quando, nelle pagine culturali del Corriere, Sebastiano Vassalli rifletteva sulle conseguenze del correttore automatico (all’epoca ancora poco conosciuto). Il titolo era: Ma il computer eliminer la correzione d’autore. Una riflessione brillante: il bello delle lettere e delle cartoline era anche l’errore, la cancellatura, il ripensamento, come dicono i critici. E, possibilmente, scrivete senza troppe maiuscole: Personalmente, se fossi tiranno, stabilirei una multa di mille lire per ogni maiuscola non strettamente doverosa o necessaria. Cos scriveva sul Corriere Dino Buzzati. Correva l’anno 1958.

11 settembre 2022 (modifica il 11 settembre 2022 | 10:44)