«Arrivi luce sul popolo russo». In piazza San Pietro 100mila fedeli

«Arrivi luce sul popolo russo». In piazza San Pietro 100mila fedeli

Corrono, i testimoni della Risurrezione, le donne corrono dai discepoli, i discepoli corrono al sepolcro, «affrettiamoci anche noi a crescere in un cammino di fiducia reciproca: fiducia tra le persone, tra i popoli e le nazioni», dice Francesco, affacciato alla loggia centrale di San Pietro per il tradizionale messaggio planetario prima della benedizione Urbi et Orbi: «Affrettiamoci anche noi a crescere in un cammino di fiducia reciproca: fiducia tra le persone, tra i popoli e le Nazioni. Lasciamoci sorprendere dal lieto annuncio della Pasqua, dalla luce che illumina le tenebre e le oscurità in cui troppe volte il mondo si trova avvolto. Affrettiamoci a superare i conflitti e le divisioni e ad aprire i nostri cuori a chi ha più bisogno. Affrettiamoci a percorrere sentieri di pace e di fraternità». Pensa anzitutto all’Ucraina, il Papa: «Aiuta l’amato popolo ucraino nel cammino verso la pace, ed effondi la luce pasquale sul popolo russo. Conforta i feriti e quanti hanno perso i propri cari a causa della guerra e fa’ che i prigionieri possano tornare sani e salvi alle loro famiglie. Apri i cuori dell’intera comunità internazionale perché si adoperi a porre fine a questa guerra e a tutti i conflitti che insanguinano il mondo». 

Dall’inizio dell’invasione russa, Francesco non ha mai smesso di invocare una via diplomatica e denunciare i pericoli del riarmo. Ha evocato la Pacem in Terris di Giovanni XXIII, l’idea che nell’era nucleare la guerra «alienum est a ratione», è estranea alla ragione, e i rischi della «Terza guerra mondiale a pezzi» cui ha dedicato la Via Crucis al Colosseo. Così ora, come ogni anno, si appella alla comunità internazionale e ripercorre i dolori e i conflitti del mondo, a cominciare dall’Ucraina e «dalla Siria, che attende ancora la pace», e aggiunge: «Sostieni quanti sono stati colpiti dal violento terremoto in Turchia e nella stessa Siria. Preghiamo per quanti hanno perso familiari e amici e sono rimasti senza casa: possano ricevere conforto da Dio e aiuto dalla famiglia delle nazioni». 
A Pasqua «la sorte del mondo è cambiata», Francesco fa notare che la data di oggi, 9 aprile, «coincide pure con la data più probabile della risurrezione di Cristo, il giorno più importante e bello della storia». Così prega perché si possano superare le «pietre d’inciampo» lungo il cammino per la pace, «al Risorto rivolgiamo la nostra supplica: aiutaci a correre incontro a Te! Aiutaci ad aprire i nostri cuori!». 

L’elenco, al solito, è assai lungo. «In questo giorno ti affidiamo, Signore, la città di Gerusalemme, prima testimone della tua Risurrezione», sillaba: «Manifesto viva preoccupazione per gli attacchi di questi ultimi giorni che minacciano l’auspicato clima di fiducia e di rispetto reciproco, necessario per riprendere il dialogo tra israeliani e palestinesi, così che la pace regni nella Città Santa e in tutta la regione». E ancora «aiuta, Signore, il Libano, in cerca di stabilità e unità, perché superi le divisioni e tutti i cittadini lavorino insieme per il bene comune del Paese». E «non ti dimenticare del caro popolo della Tunisia, in particolare dei giovani e di coloro che soffrono a causa dei problemi sociali ed economici, affinché non perdano la speranza e collaborino a costruire un futuro di pace e di fraternità». 

La preghiera di Francesco prosegue: «Volgi il tuo sguardo, Signore, ad Haiti, che sta soffrendo da diversi anni una grave crisi socio-politica e umanitaria, e sostieni l’impegno degli attori politici e della comunità internazionale nel ricercare una soluzione definitiva ai tanti problemi che affliggono quella popolazione tanto tribolata. Consolida i processi di pace e riconciliazione intrapresi in Etiopia e in Sud Sudan, e fa’ che cessino le violenze nella Repubblica Democratica del Congo». Francesco parla anche dei fedeli perseguitati: «Sostieni, Signore, le comunità cristiane che oggi celebrano la Pasqua in circostanze particolari, come in Nicaragua e in Eritrea, e ricordati di tutti coloro a cui è impedito di professare liberamente e pubblicamente la propria fede. Dona conforto alle vittime del terrorismo internazionale, specialmente in Burkina Faso, Mali, Mozambico e Nigeria. Aiuta il Myanmar a percorrere vie di pace e illumina i cuori dei responsabili perché i martoriati Rohingya trovino giustizia». Del resto, non ci sono solo i conflitti: «Conforta, Signore, i rifugiati, i deportati, i prigionieri politici e i migranti, specialmente i più vulnerabili, nonché tutti coloro che soffrono la fame, la povertà e i nefasti effetti del narcotraffico, della tratta di persone e di ogni forma di schiavitù. Ispira i responsabili delle nazioni, perché nessun uomo o donna sia discriminato e calpestato nella sua dignità; perché nel pieno rispetto dei diritti umani e della democrazia si risanino queste piaghe sociali, si cerchi sempre e solo il bene comune dei cittadini, si garantisca la sicurezza e le condizioni necessarie per il dialogo e la convivenza pacifica». Francesco elogia «i segni concreti di speranza che ci giungono da tanti Paesi, a partire da quelli che offrono assistenza e accoglienza a quanti fuggono dalla guerra e dalla povertà». E si rivolge a tutti: «Pasqua, che significa “passaggio”, perché in Gesù si è compiuto il passaggio decisivo dell’umanità: quello dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia, dalla paura alla fiducia, dalla desolazione alla comunione. Sia per ciascuno di voi, cari fratelli e sorelle, in particolare per gli ammalati e per i poveri, per gli anziani e per chi sta attraversando momenti di prova e di fatica, un passaggio dalla tribolazione alla consolazione».