In un ecosistema sanitario che metterà sempre più al centro il paziente attraverso la ricerca biomedica, la trasformazione digitale, la telemedicina, il territorio e le nuove tecnologie applicate a diagnostica e prevenzione, gli ospedali e le imprese biomedicali e farmaceutiche cercano nei nuovi medici figure dotate di conoscenze a cavallo tra medicina tradizionale e ingegneria biomedica per sviluppare nuove cure, creare device e macchinari. È quanto emerso in occasione del convegno “Medtech, presente futuro, Università e imprese disegnano il domani” organizzato dall’Università Campus Bio-Medico di Roma con il patrocinio di Unindustria e la partecipazione delle principali aziende del settore.
“Oggi siamo di fronte al rapido sviluppo della medicina personalizzata: il medico, il sistema della ricerca e l’organizzazione del sistema sanitario devono confrontarsi con le capacità tecnologiche che hanno un ruolo sempre maggiore – ha sottolineato Raffaele Calabrò, Rettore dell’Università Campus Bio-Medico di Roma –. Oggi in medicina non parliamo più genericamente di “patologie” ma abbiamo l’opportunità di conoscere i problemi del singolo malato, e la tecnologia in questo diventa fondamentale. Il medico di domani deve essere formato a lavorare con le nuove tecnologie: la pandemia ha accelerato questa tendenza: un’università come il Campus Bio-Medico di Roma si propone come uno dei luoghi nei quali mettere insieme medici e imprese per creare ricerca e innovazione per il malato e per il progresso del sistema sanitario. I nostri corsi di laurea puntano a formare il medico del futuro”.
Il mercato Medtech in Italia
Il mercato del Medtech in Italia vale 16,2 miliardi di euro e conta 4.546 aziende che occupano 112.534 dipendenti (Fonte Confindustria Dispositivi Medici 2022). Il tasso di crescita del fatturato (2021 sul 2020) è stato del 6,4% contro una crescita mondiale del 5,6% Gli investimenti crescono di anno in anno, con un +9,6% nel 2021 e ulteriori prospettive di crescita nei prossimi anni. In Europa l’Italia è sesto esportatore, 13mo a livello mondiale nel settore Medtech (fonte Mediobanca 2022). Ed è il primo Paese nell’Unione Europea per la produzione di farmaci (fonte Efpia 2022).
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Le sette skill del medico di nuova generazione
Sette le skill che dovrà avere il medico di domani per operare in ospedali, imprese biomedicali, farmaceutiche e nei centri di ricerca: ibridazione dei saperi, per la salute e il benessere del paziente; mentalità aperta, per contribuire alle soluzioni tecnologiche di domani; trasversalità, per il superamento dei tradizionali confini professionali; flessibilità, capacità di operare in ospedale e nelle aziende medtech; medico in grado di seguire il paziente sul piano clinico e umano; formazione ingegneristica per gestire meglio diagnosi e terapie con i macchinari; capacità di gestire problematiche etiche del paziente derivanti dall’adozione delle moderne tecnologie.
“Siamo chiamati a discutere del futuro dei professionisti della salute e del futuro della sanità – ha detto Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità – Questa pandemia ci ha mostrato l’importanza del servizio sanitario nazionale grazie al quale stiamo affrontando questa emergenza. Per il futuro siamo chiamati a pensare come rafforzare il servizio sanitario partendo dalla relazione tra il professionista e la persona, intercettando il bisogno di salute e cercando di rispondere nella miglior maniera possibile. Accanto a questo c’è la tecnologia che ci supporta e oggi mostra capacità di sviluppo enormi: la tecnologia interagisce con l’uomo e questa interazione va studiata e compresa sempre meglio anche dagli stessi medici e operatori sanitari”.
“I medici possono diventare figure cruciali nella crescita del settore Medtech – ha evidenziato la professoressa Maria Chiara Carrozza, presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche – Lo sviluppo di tecnologie e approcci innovativi in campo biomedico richiede innanzitutto l’individuazione dei bisogni più urgenti. La definizione delle caratteristiche delle patologie che si vogliono correggere e delle fasce di popolazione affette. La validazione clinica e il follow-up. La figura del medico e ancor più del medico ricercatore, in questo processo è dunque fondamentale”.
L’importanza delle competenze, via a due nuovi corsi di laurea
Massimo Scaccabarozzi, past president di Farmindustria ha sottolineato che “il medico del futuro dovrà sviluppare nuove competenze, soprattutto nel digital – ha detto – La terapia diventa un processo grazie ad una tecnologia che innova velocemente e ad una medicina che va sempre più verso cure personalizzate, cucite per il paziente e su di lui. E i farmaci non sono più “solo” un prodotto ma parte di questo processo, combinati con device, diagnostica, medtech. Ecco perché corsi di laurea come Medtech di Ucmb avranno un ruolo fondamentale – prosegue Scaccabarozzi – Permetteranno infatti agli studenti di integrare le competenze progettuali e tecnologiche – oggi sempre più multidisciplinari e trasversali – per guidare i processi di innovazione propri dei settori delle Scienze della Vita. E la figura dell’ingegnere biomedico può essere di grande aiuto per l’industria farmaceutica sia per lo sviluppo di nuovi prodotti, servizi e tecnologie e sia per la nascita di nuove imprese di settore”. L’evento è stato infatti occasione per l’annuncio dell’avvio di due nuovi corsi di Laurea in inglese Medicine and Surgery Medtech e Biomedical Engeneering.
La sfida del Pnrr per la medicina hi-tech
“Le scienze della vita sono oggi protagoniste della rivoluzione che la medicina sta vivendo – ha ricordato Massimiliano Boggetti, Presidente Cluster Tecnologico Nazionale Scienze della Vita Alisei – grazie alle competenze di professionisti, che lavorano all’interno dei parchi tecnologici, dei centri di ricerca, delle imprese, ma anche di medici che collaborano nella progettazione ed evoluzione di prodotti e farmaci sempre più avanzati e a misura del paziente. Anche i nuovi regolamenti europei vanno in questa direzione: gli studi clinici saranno più numerosi, di conseguenza la collaborazione tra medico e settore privato sarà incoraggiata. Oggi il Pnrr ci dà una grande occasione: stimolare il partenariato pubblico-privato e l’industria viene finalmente considerata fattore abilitante della ricerca pubblica. Tutto ciò è possibile se viene stimolata la collaborazione tra medici, industria, università, centri di ricerca e di trasferimento tecnologico, valorizzando i territori e le eccellenze e favorendo la nascita di network in grado di attrarre investimenti nei distretti del Paese. Ci auguriamo di non perdere questa occasione”.
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