Inchiesta Petrolmafia, non era mafia: fioccano le assoluzioni

Inchiesta Petrolmafia, non era mafia: fioccano le assoluzioni

Dopo Mafia Capitale, che non era Mafia per niente, ecco un altro caso di una mafia che non esiste. Ma come in quel caso, nel tempo che ci è voluto a scoprirlo aziende rimangono distrutte, centinaia di persone si ritrovano a casa senza lavoro (qui oltre 400), e c’è chi ha fatto la custodia cautelare in carcere o ai domiciliari. Questa volta a sgonfiarsi vertiginosamente è stato l’impianto accusatorio di Petrolmafie, inchiesta che ha coinvolto le Procure Antimafia di Roma, Napoli, Catanzaro e Reggio Calabria il cui obiettivo era dimostrare il coinvolgimento di associazioni mafiose nella commercializzazione illegale di carburanti, riciclando milioni di euro. Se non che il 6 aprile a Roma, uno dei filoni principali dell’inchiesta si è concluso con due dei principali imputati, Francesco Mazzarella e Salvatore D’Amico, imputati per tentata estorsione ed illecita concorrenza, sono stati scagionati del tutto non solo da quelle accuse, ma pure da quelle di mafia, il 416bis, insieme ad altri 4 coimputati che hanno avuto invece condanne a 1/2 anni per piccoli reati (quando la Procura ne chiedeva a botte di 12).

Questa sentenza a sorpresa indubbiamente va a mettere in crisi tutto il castello inquisitorio e la sua credibilità, anche per quel che riguarda la posizione della più celebre imputata, cioè l’ex cantante Anna Bettozzi, in arte Ana Betz, erede dell’impero economico del defunto marito petroliere Sergio Di Cesare. La Bettozzi nell’aprile del 2021 è stata arrestata in un maxi blitz della finanza, accusata di essere in affari con il clan Moccia. Per la Bettozzi sono stati chiesti addirittura 14 anni e 2 mesi, che sarebbe una condanna veramente esagerata, degna di un capo clan: il gup a breve dovrà prendere la sua decisione, ma ciò che nel frattempo è successo apre troppi dubbi sul procedimento. A titolo di esempio, la procura di Lecce prima degli arresti aveva sequestrato il deposito della Bettozzi, ma di recente la Cassazione ha disposto il dissequestro: come si concilia, verrebbe da chiedersi, la pronuncia della Cassazione con il mantenimento del sequestro ancora in realtà nelle mani dell’amministratore giudiziario (e questa sui sequestri preventivi è una delle grandi battaglie di noi di Nessuno tocchi Caino negli ultimi anni, visto il modo indecente in cui sono gestiti e i tantissimi innocenti rovinati per sempre economicamente e socialmente da queste misure di prevenzione)?

Ma fosse solo quello… perché come si scriveva sopra stanno inizando a fioccare le assoluzioni dei vari coimputati dall’accusa principe, quella che tiene tutto assieme, cioè quella di 416bis: non è solo il caso del 6 aprile a Roma, ma c’è stata anche la sentenza di Napoli, che ha mandato assolti dalle accuse di mafia e riciclaggio per i Moccia altri sei imputati principali, tra cui Silvia Coppola, figlia di Alberto, e Giuseppe Vivese, braccio destro di Moccia. Dopo simili sentenze a Napoli e a Roma, risulta davvero difficile pensare che la Bettozzi possa essere condannata per un’associazione mafiosa della quale sembra praticamente nessun altro dei coinvolti già arrivati a sentenza fosse parte, e per un riciclaggio che per ora sembra non esserci mai stato.