Tim e Intesa Sanpaolo lanciano l’Osservatorio permanente sull’intelligenza artificiale

Chatbot, ovvero software capaci di simulare una conversazione intelligente con un essere umano. Algoritmi che nell’ambito dell’e-commerce tengono traccia delle azioni dell’utente e apprendono le sue preferenze, riuscendo così a produrre una serie di raccomandazioni su misura. Veicoli a guida autonoma. E ancora autonomous robot, ovvero robot in grado di muoversi senza l’intervento umano, e intelligent object, ossia oggetti in grado di compiere azioni e di prendere decisioni in base alle condizioni dell’ambiente circostante.

Sono alcuni degli ambiti di applicazione dell’intelligenza artificiale, una delle innovazioni tecnologiche più importanti degli ultimi anni che sta rivoluzionando numerosi ambiti della nostra vita e che avrà effetti anche sul mondo del lavoro del futuro. Permettendo, ad esempio, di automatizzare attività ripetitive, faticose o pericolose in alcune funzioni amministrative, nelle aziende manifatturiere, nella logistica o in contesti rischiosi come depositi di materiali chimici e miniere.

L’Osservatorio sull’AI

Un settore dunque di fondamentale importanza al quale Tim e Intesa Sanpaolo hanno scelto di dedicare un Osservatorio permanente, alla cui guida è stato posto Angelo Maria Petroni (segretario generale dell’organizzazione non profit Aspen Institute Italia), che “avrà sede a Roma e si occuperà a tempo pieno di intelligenza artificiale”, ha spiegato Luigi Gubitosi, ad di Tim, durante la conferenza internazionale Ethics and Artificial Intelligence. “Si tratta di un tema fondamentale per lo sviluppo del Paese ed è importante investire”, ha aggiunto l’ad, sottolineando che “l’Osservatorio sarà aperto al contributo di università, altre imprese e a chiunque voglia offrire il proprio contributo per fare dell’intelligenza artificiale un fattore di progresso sociale ed economico”.

La strada è ancora lunga

A questo proposito la Commissione europea evidenzia come uno dei settori in cui l’Ue non è al passo con le altre grandi economie è proprio quello dei big data e dell’intelligenza artificiale. Un primo passo è stato fatto con la proposta di una strategia europea sull’intelligenza artificiale, che punta a introdurre regole e standard per rendere questa tecnologia sicura e affidabile. Inoltre, da Bruxelles è in arrivo il “Data Act“, ovvero un atto legislativo che intende trasformare l’Europa in un hub punta di diamante per l’intelligenza artificiale facendo leva su tre ambiti: dati, computer e competenze.

In particolare, l’obiettivo è di avere almeno 20 milioni di specialisti delle tecnologie informatiche entro il 2030, a fronte degli otto milioni attuali. La commissione intende, inoltre, favorire lo sviluppo di competenze digitali nell’80% della popolazione a livello di base, estendere la rete 5G in tutte le aree popolate e promuovere l’utilizzo di computer quantistici (ovvero calcolatori che sfruttano le leggi della fisica e della meccanica quantistica che potranno essere usati per diverse applicazioni commerciali), il cui arrivo sul mercato è previsto dal 2025.